Erano state le tre settimane più lente che avessi mai affrontato.
Tutto sembrava tornato alla normalità: io e Iso-joe eravamo sempre affiatatissime; Tina (dopo l'ennesimo discorso sulle sue crisi da ubriaca) sembrava aver ritrovato la retta via; Raluca puntualmente ci abbandonava per correre dietro al suo nuovo amore Lanciotti; Costi era sempre in guardia e ringhiava su chiunque mettesse gli occhi, anche per sbaglio, sul suo presunto fidanzato Mark; Tafà cercava di dimenticare il suo grande amore gettandosi a capofitto sul bellissimo Cocò anche se, a giudicare dalla sua espressione ogni qualvolta Di Carlo si trovava nella sua traiettoria, la sua strategia non stava affatto avendo successo; per quanto riguardava me, come ho già detto, tutto sembrava tornato alla normalità, rapporto con Fabs compreso.
Sebbene ciò fosse esattamente quello che avevo pregato succedesse all'incirca dal primo dell'anno, ora che l'avevo ottenuto capivo che non era decisamente ciò che volevo.
Dovevo ammetterlo: essere al centro delle sue attenzioni, contro ogni logica razionale che normalmente avrei seguito, mi aveva fatto sentire bene ed adesso che era tutto finito la sua assenza gravava sulle mie gracili spalle.
Sabato scorso io, Iso-joe, il Viscido e la gemella eravamo tornati al Pin-Up per sfruttare l'entrata gratis guadagnata col biglietto di due settimane prima. Questa volta anche Tina, Costi ed una seconda gemella erano venute con noi.
Era una serata elettrizzante, al nostro gruppo si erano uniti anche Munch e Matthew, due ragazzi che frequentavano la nostra piazzetta.
La mia testa scoppiava, non avevo confessato a nessuno l'accaduto e i rimorsi mi stavano uccidendo.
Presa da un attacco di pentimento estremo avevo confessato tutto a Matthew chiedendogli di non spifferarlo in giro. Lui si era dimostrato molto comprensivo e mi aveva rassicurato che cose del genere potevano capitare a chiunque e l'importante era lasciarsele alle spalle e andare avanti.
Anche dopo tanto tempo di sostenuto mutismo parlare con Matthew mi riusciva con una facilità disarmante. Mi sembrava di essere tornata ai vecchi tempi, quando io e lui eravamo inseparabili. In quel momento avevo realizzato che era passato esattamente un anno dal giorno in cui il nostro rapporto si era incrinato.
Era il periodo immediatamente successivo alla mia rottura con Rich, Matthew era per me un amico, un fratello e, per certi versi, un vero e proprio fidanzato. Mi era stato vicino nel periodo peggiore e, a metà gennaio, mi aveva confessato di avere un'infatuazione per me e mi aveva proposto una scappatoia alla sofferenza per Rich. Io avevo accettato senza pensarci ed in un attimo ci eravamo ritrovati impegnati. I primi tempi era andato tutto bene, pur avendo cambiato nome la nostra relazione era essenzialmente la stessa. I problemi arrivarono quando, nel fatidico momento, gli offrii una guancia invece delle labbra.
Un gesto che inizialmente mi era sembrato involontario e irrilevante per lui aveva rappresentato la manifestazione chiara di una messinscena da me ideata. Da quel giorno tutto era cambiato e il clima sereno che in precedenza ci caratterizzava si era fatto gelido, fino a separarci completamente.
Il mio stupore era quindi giustificato nel sentire Matthew rivangare il passato affermando di averlo superato e chiedermi di tornare quelli che eravamo un tempo.
Ricordare tutti i momenti passati insieme aveva scatenato una tale nostalgia che avevo accettato la sua proposta con entusiasmo. Solo il giorno dopo, a mente lucida, avevo realmente realizzato la cosa ed i vantaggi che avrebbe potuto portarmi.
La ricomparsa di Matthew avrebbe sancito la mia rinascita ufficiale, lui mi avrebbe aiutato a dimenticare quel dannato capodanno e a ripartire da zero. Mercoledì avevo un appuntamento con lui per prendere un caffè insieme e raccontarci quello che l'altro si era perso in quei dodici mesi. Ero davvero impaziente di vederlo, questo finchè non ero entrata in classe dopo la lezione di educazione fisica in palestra.
Pur essendo seduta in prima fila non l'avevo notata subito e non capivo perchè gli altri parlassero tra loro in modo così concitato.
C'era voluto poco per scoprirlo, sotto indicazione di Iso-joe avevo alzato lo sguardo alla lavagna davanti a me. Su questa, a caratteri cubitali, c'era scritto:
MA LA MATTINA AL MIO RISVEGLIO NON RICORDAVO NIENTE,
TE A PARTE, OVVIAMENTE.
La sua calligrafia.
La sua frase.
La MIA morte.
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