Dopo una notte di concerti, cocktail e figuracce mi sono svegliata con un mal di testa invidiabile e lo stomaco in subbuglio.
Il fatto che ricordi meno della metà della sera scorsa non significa che abbia dimenticato i miei ultimi mesi.
Plistio non tornava a scuola, io ero sempre più confusa sui miei sentimenti per lui, Iso joe alternava periodi di amore eterno per Fabbi con altri di perdizione (e lui faceva lo stesso), Raluca aveva provato più volte a vedersi con Simon per avere una seconda chance, ma non aveva avuto successo (eppure sostiene ancora oggi che passerà il capodanno con lui), Tafà aveva ormai rinunciato a Di Carlo ed ora stava sentendo nuovamente Cocò e le crisi di Tina erano sempre più frequenti. L'unica ad aver migliorato la propria situazione era Costi, che dopo un ex che l'aveva lasciata al verde era tornata da March, una sua vecchia fiamma, ed ora sembrava stare meglio.
Sono finalmente arrivata alla causa scatenante la nascita di questo blog e continuo a tentennare, persino di fronte ad uno schermo.
Era la festa natalizia dell'associazione di pallacanestro sostenuta da mio padre e nella quale giocava mio fratello, quindi ero stata costretta ad andarci. Il fatto che dovessi fare come mi dicevano non significava che non potevo rendermi le cose più piacevoli, così ho chiesto a Tina di venire con me.
Lì abbiamo incontrato La Ciù, un'amica delle medie, e abbiamo deciso di rendere quella noiosa festa a base di bambini più elettrizzante.
Dopo sei bottiglie di birra rubate dal frigorifero della società tutte e tre cominciavamo a dare i primi segni di cedimento. Se giravo la testa ogni cosa si muoveva insieme a me, Tina e La Ciù non la smettevano di ridere e mi rimanevano solo tre sigarette.
Ci eravamo nascoste per questo siamo rimaste sorprese nel vedere un gruppo di figure che ci venivano incontro. Erano i ragazzi della squadra della società, di cui facevano parte mio fratello, Kike (un ragazzo di colore che di solito usciva con noi) e Fabs. Volevano che vendessimo loro da fumare e, dopo essere sicure di guadagnarci, avevamo deciso di accontentarli (non senza prendere da loro qualcosa per noi).
Mentre preparavamo la loro sigaretta magica ci intrattenevamo con loro, che non erano certo più lucidi di noi. Era incredibile come qualche birra riuscisse a snodare le lingue di tutti. Era così facile parlare, e Fabs era così gentile con me, mi si era seduto vicino e di tanto in tanto mi accarezzava le gambe o mi diceva qualcosa all'orecchio. Quando mi ha chiesto se ero impegnata ho cominciato a riaccendere il cervello: Fabs era lo storico ragazzo di Iso-joe, che stava facendo? Cosa mi prendeva? Perchè la sua mano che scorreva su e giù su di me mi faceva sentire così bene?
Ero arrivata alla conclusione che ero una persona orribile, ma che nelle mie condizioni, dopo sei birre e due spini, non avevo nè la forza nè la volontà di fare qualcosa per respingere Fabs.
Continuava ad abbracciarmi, sussurrarmi cose, scoprirsi gli addominali (ne aveva da vendere), prendermi le mani... finchè non ho ricevuto la miracolosa chiamata di mia madre che diceva che dovevamo tornare a casa.
Mi sono alzata in tutta fretta, promettendomi di ringraziare mia madre perchè mi stava salvando da me stessa e dalla mia autodistruzione.
Fabs mi ha preso il braccio, mi ha chiesto di restare con lui, saremmo tornati a piedi più tardi, la strada non era lunga, diceva.
Stavo per accettare, scavandomi la fossa da sola, quando la nitida immagine di Iso-joe in lacrime si fece largo nella mia testa.
Un senso di ribrezzo verso me stessa mi invase mentre salutavo Fabs e pensavo a quanto avrei voluto restare con lui.
Era la festa natalizia dell'associazione di pallacanestro sostenuta da mio padre e nella quale giocava mio fratello, quindi ero stata costretta ad andarci. Il fatto che dovessi fare come mi dicevano non significava che non potevo rendermi le cose più piacevoli, così ho chiesto a Tina di venire con me.
Lì abbiamo incontrato La Ciù, un'amica delle medie, e abbiamo deciso di rendere quella noiosa festa a base di bambini più elettrizzante.
Dopo sei bottiglie di birra rubate dal frigorifero della società tutte e tre cominciavamo a dare i primi segni di cedimento. Se giravo la testa ogni cosa si muoveva insieme a me, Tina e La Ciù non la smettevano di ridere e mi rimanevano solo tre sigarette.
Ci eravamo nascoste per questo siamo rimaste sorprese nel vedere un gruppo di figure che ci venivano incontro. Erano i ragazzi della squadra della società, di cui facevano parte mio fratello, Kike (un ragazzo di colore che di solito usciva con noi) e Fabs. Volevano che vendessimo loro da fumare e, dopo essere sicure di guadagnarci, avevamo deciso di accontentarli (non senza prendere da loro qualcosa per noi).
Mentre preparavamo la loro sigaretta magica ci intrattenevamo con loro, che non erano certo più lucidi di noi. Era incredibile come qualche birra riuscisse a snodare le lingue di tutti. Era così facile parlare, e Fabs era così gentile con me, mi si era seduto vicino e di tanto in tanto mi accarezzava le gambe o mi diceva qualcosa all'orecchio. Quando mi ha chiesto se ero impegnata ho cominciato a riaccendere il cervello: Fabs era lo storico ragazzo di Iso-joe, che stava facendo? Cosa mi prendeva? Perchè la sua mano che scorreva su e giù su di me mi faceva sentire così bene?
Ero arrivata alla conclusione che ero una persona orribile, ma che nelle mie condizioni, dopo sei birre e due spini, non avevo nè la forza nè la volontà di fare qualcosa per respingere Fabs.
Continuava ad abbracciarmi, sussurrarmi cose, scoprirsi gli addominali (ne aveva da vendere), prendermi le mani... finchè non ho ricevuto la miracolosa chiamata di mia madre che diceva che dovevamo tornare a casa.
Mi sono alzata in tutta fretta, promettendomi di ringraziare mia madre perchè mi stava salvando da me stessa e dalla mia autodistruzione.
Fabs mi ha preso il braccio, mi ha chiesto di restare con lui, saremmo tornati a piedi più tardi, la strada non era lunga, diceva.
Stavo per accettare, scavandomi la fossa da sola, quando la nitida immagine di Iso-joe in lacrime si fece largo nella mia testa.
Un senso di ribrezzo verso me stessa mi invase mentre salutavo Fabs e pensavo a quanto avrei voluto restare con lui.
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