giovedì 21 febbraio 2013

fosse.

 Ciao, le cose sono un po' cambiate dall'ultima volta che mi sono fatta sentire.
 A volte cambiare vuol dire degenerare, questo è di certo uno di quei casi.
 Il mercoledì seguente, come da accordi, dopo cena Fabs era venuto a prendermi a casa.
 Ero nel panico più totale, non sapevo come avrei dovuto comportarmi o cosa lui mi avrebbe detto e non avevo idea di cosa sarebbe successo.
 Io ero in punizione per colpa di Tina, che il sabato precedente mi aveva assicurato che i miei occhi non erano affatto rossi e non era necessario mettere le gocce. Morale della favola: due settimane di punizione e Carnevale a casa.
 Nonostante tutto mia madre mi aveva lasciata uscire (dopo essersi fatta pregare fin troppo).
 Appena arrivata Fabs mi aveva offerto subito uno spino, moltiplicando all'infinito la possibilità che io rimanessi segregata in casa per i successivi 28 anni. 
 Tra un tiro e l'altro parlavamo, ogni tanto uno dei due si soffermava a guardare l'altro che di conseguenza perdeva il filo del discorso e doveva ricominciare da capo. Mezz'ora dopo non avevamo trovato una soluzione che ci scagionasse da quella situazione in bilico. Fabs mi diceva che non era riuscito a smettere di pensarmi ed io non sapevo cosa rispondere, se gli avessi detto che per me era lo stesso mi sarei scavata la fossa da sola e lui mi avrebbe usata come aveva fatto Rich. Dato che non aprivo bocca si era alzato e se ne sarebbe andato se non lo avessi fermato afferrandolo per il braccio. Poi tutto era stato velocissimo. Con uno scatto mi aveva attratto a sè e le mie labbra avevano incontrato le sue. Con mia enorme sorpresa mi ero ritrovata a ricambiare il suo bacio. Dopo esserci separati avevo notato  che il suo corpo tremava violentemente e l'avevo abbracciato d'istinto. 
 Mai in tutta la vita mi ero sentita a mio agio come in quel momento tra le sue braccia.
 Se da un lato ciò mi riempiva di gioia dall'altro sapevo che avevo raggiunto il punto di non ritorno e che se fosse successo qualcosa (cosa molto probabile ricordando i discorsi con Iso-joe) avrei sofferto le pene dell'inferno. 
 Tra un bacio e l'altro mi sussurrava all'orecchio tutto quello che gli passava per la testa, le sue labbra sfioravano le mie guance ed io andavo in estasi.
 Alla fine ci eravamo salutati, consapevoli che quello non sarebbe stato l'ultimo, ma il primo di una serie di incontri "casuali" tra due persone che non avevano un futuro nè tantomeno un lieto fine insieme.

martedì 5 febbraio 2013

CAFFE'

 Dall'episodio della lavagna le mie conversazioni con Fabs si erano fatte più frequenti e introspettive. 
 Nonostante tutte le promesse che avevo fatto a me stessa stavo cadendo nella sua trappola con tutti e due i piedi, tempo pochi mesi (se non settimane) e lui si sarebbe stancato, come un bambino si stanca di un giocattolo non più nuovo. 
 Sarei rimasta in un angolo a prendere polvere come un qualsiasi pupazzo a forma di orsetto. 
 Potevo accettare tutto. Tutto tranne questo.
 Mai e poi mai avrei permesso che qualcuno mi riducesse di nuovo come mi aveva ridotto  Rich. Avevo bisogno di essere più distaccata, di prendere fiato prima che la mia mente fosse inglobata da Fabs e da qualsiasi cosa lo riguardasse. Ed avevo già in mente cosa fare per riuscirci.
 Dalla sera al Pin Up io e Matthew parlavamo tutti i giorni, a giorni ci saremmo visti per prendere un caffè così da raccontarci a vicenda cosa l'altro si era perso in quei dodici mesi di separazione.
 Sapevo che non era giusto nei suoi confronti usarlo per non pensare a Fabs, ma la verità era che con lui riuscivo davvero a non pensare. 
 E poi dopotutto per me e Fabs non c'era e non ci sarebbe mai stato un futuro, e di certo questo per lui non rappresentava un problema, perciò ero più che giustificata a cercare una seconda opportunità per essere felice. 
 Mi rendo conto che detto così sembra quasi che Matthew per me rappresentasse solo un ripiego, una seconda scelta o, peggio, il "premio di consolazione", ma non era affatto così: a lui tenevo davvero. Se Fabs mi toglieva il respiro, lui mi aiutava a riprendere fiato, a ritrovare un equilibrio. Non era forse anche questo l'amore?  Sentirsi compresi e liberi di essere chi realmente si è con una persona che ti accetta con i tuoi pregi e i tuoi difetti?
 Presa dalla rivelazione che mi era balenata in testa avevo scritto a Fabs che per quanto mi riguardava potevamo chiuderla lì perchè se ci fossimo visti una seconda volta dopo capodanno avremmo realizzato che l'attrazione che si era creata tra noi era frutto della combinazione tra alcolici e sostanze stupefacenti e che tutto ciò non aveva alcun senso. 
 Soddisfatta, avevo spento il computer ed ero andata a  letto.
 Il giorno dopo a scuola eravamo andati all'aula computer per una ricerca di storia e, naturalmente, nessuno stava facendo ciò che avrebbe dovuto. 
 Quando dalla pagina di facebook si era aperta la finestra della chat con Fabs ero andata nel panico e avevo chiuso tutto istintivamente. Il computer di fianco a me era occupato da Iso-joe, che per fortuna non si era accorta di niente. 
 Più tardi avevo riaperto la chat (dal cellulare) per controllare cosa si fosse inventato quella volta. 
 "bene, allora faremo come dici tu, un sabato sera ti passo a prendere a casa e vediamo [...] se funzionasse davvero potrei avere il tempo che non ho avuto a capodanno per abbracciarti prima di..." 

 HO BISOGNO DI QUELLO STRAMALEDETTO CAFFE' CON MATTHEW.

venerdì 1 febbraio 2013

lavagna.

 Erano state le tre settimane più lente che avessi mai affrontato. 
 Tutto sembrava tornato alla normalità: io e Iso-joe eravamo sempre affiatatissime; Tina (dopo l'ennesimo discorso sulle sue crisi da ubriaca) sembrava aver ritrovato la retta via; Raluca puntualmente ci abbandonava per correre dietro al suo nuovo amore Lanciotti; Costi era sempre in guardia e ringhiava su chiunque mettesse gli occhi, anche per sbaglio, sul suo presunto fidanzato Mark; Tafà cercava di dimenticare il suo grande amore gettandosi a capofitto sul bellissimo Cocò anche se, a giudicare dalla sua espressione ogni qualvolta Di Carlo si trovava nella sua traiettoria, la sua strategia non stava affatto avendo successo; per quanto riguardava me, come ho già detto, tutto sembrava tornato alla normalità, rapporto con Fabs compreso. 
 Sebbene ciò fosse esattamente quello che avevo pregato succedesse all'incirca dal primo dell'anno, ora che l'avevo ottenuto capivo che non era decisamente ciò che volevo. 
 Dovevo ammetterlo: essere al centro delle sue attenzioni, contro ogni logica razionale che normalmente avrei seguito, mi aveva fatto sentire bene ed adesso che era tutto finito la sua assenza gravava sulle mie gracili spalle.
 Sabato scorso io, Iso-joe, il Viscido e la gemella eravamo tornati al Pin-Up per sfruttare l'entrata gratis guadagnata col biglietto di due settimane prima. Questa volta anche Tina, Costi ed una seconda gemella erano venute con noi.
 Era una serata elettrizzante, al nostro gruppo si erano uniti anche Munch e Matthew, due ragazzi che frequentavano la nostra piazzetta. 
 La mia testa scoppiava, non avevo confessato a nessuno l'accaduto e i rimorsi mi stavano uccidendo.
 Presa da un attacco di pentimento estremo avevo confessato tutto a Matthew chiedendogli di non spifferarlo in giro. Lui si era dimostrato molto comprensivo e mi aveva rassicurato che cose del genere potevano capitare a chiunque e l'importante era lasciarsele alle spalle e andare avanti. 
 Anche dopo tanto tempo di sostenuto mutismo parlare con Matthew mi riusciva con una facilità disarmante. Mi sembrava di essere tornata ai vecchi tempi, quando io e lui eravamo inseparabili. In quel momento avevo realizzato che era passato esattamente un anno dal giorno in cui il nostro rapporto si era incrinato. 
 Era il periodo immediatamente successivo alla mia rottura con Rich, Matthew era per me un amico, un fratello e, per certi versi, un vero e proprio fidanzato. Mi era stato vicino nel periodo peggiore e, a metà gennaio, mi aveva confessato di avere un'infatuazione per me e mi aveva proposto una scappatoia alla sofferenza per Rich. Io avevo accettato senza pensarci ed in un attimo ci eravamo ritrovati impegnati. I primi tempi era andato tutto bene, pur avendo cambiato nome la nostra relazione era essenzialmente la stessa. I problemi arrivarono quando, nel fatidico momento, gli offrii una guancia invece delle labbra. 
 Un gesto che inizialmente mi era sembrato involontario e irrilevante per lui aveva rappresentato la manifestazione chiara di una messinscena da me ideata. Da quel giorno tutto era cambiato e il clima sereno che in precedenza ci caratterizzava si era fatto gelido, fino a separarci completamente.
 Il mio stupore era quindi giustificato nel sentire Matthew rivangare il passato affermando di averlo superato e chiedermi di tornare quelli che eravamo un tempo.  
 Ricordare tutti i momenti passati insieme aveva scatenato una tale nostalgia che avevo accettato la sua proposta con entusiasmo. Solo il giorno dopo, a mente lucida, avevo realmente realizzato la cosa ed i vantaggi che avrebbe potuto portarmi.
 La ricomparsa di Matthew avrebbe sancito la mia rinascita ufficiale, lui mi avrebbe aiutato a dimenticare quel dannato capodanno e a ripartire da zero. Mercoledì avevo un appuntamento con lui per prendere un caffè insieme e raccontarci quello che l'altro si era perso in quei dodici mesi. Ero davvero impaziente di vederlo, questo finchè non ero entrata in classe dopo la lezione di educazione fisica in palestra.
 Pur essendo seduta in prima fila non l'avevo notata subito e non capivo perchè gli altri parlassero tra loro in modo così concitato. 
 C'era voluto poco per scoprirlo, sotto indicazione di Iso-joe avevo alzato lo sguardo alla lavagna davanti a me. Su questa, a caratteri cubitali, c'era scritto:

MA LA MATTINA AL MIO RISVEGLIO NON RICORDAVO NIENTE,
TE A PARTE, OVVIAMENTE.

 La sua calligrafia.
 La sua frase.
 La MIA morte.